SEUI

27 maggio 2016

Situato al centro della Barbagia di Seulo, Seui è famoso per la bellezza del suo territorio ricco di storia, cultura e tradizioni. Nei dintorni del paese si segnalano grotte e cavità naturali, varie tombe dei giganti,  e sei nuraghi. Nel centro storico sono presenti esempi di abitazioni in pietra scistosa con balconcini in ferro battuto e porte in legno intagliato.

Abitanti: 1432
Superficie: kmq 148,15


Il Paese

Le prime testimonianze scritte del paese risalgono al XIV secolo, sebbene il suo territorio fosse abitato sin dal III millennio a.C. Secondo la leggenda i primi abitanti furono gli Iliesi, compagni di Enea, i quali fuggiti dalla ormai distrutta Ilio (Troia), si stabilirono nell’isola. Nelle zone “Funtana mercusei”, “Coili ‘e genna cussa”, “Santu Perdu”, “Orburedu”, “Genna ‘e mori”, “Ardasai”, “Arduei” e “Cercessa”, si trovano ancora oggi dei resti della civiltà prenuragica e nuragica. Tra i più significativi troviamo frammenti ceramici, resti di ossidiana e di rame fuso, “circoli tombali” costruiti con grosse pietre conficcate verticalmente sul terreno e disposte in circolo, tombe dei giganti simili a Dolmen, cioè formati da uno o più blocchi di pietra verticali che ne sorreggono uno o più orizzontali, pozzi sacri, nuraghi monotorre e polilobati (i più conosciuti sono quelli di Margiani pubusa, Sa lei, Funtana manna). La civiltà nuragica cessò di esistere nel momento in cui i romani penetrarono militarmente nella Barbagia. Nel 534 la Sardegna divenne bizantina e il territorio fu diviso in distretti chiamati Merèie, governati da uno Judex che stava a Calaris (Cagliari) e presidiati da un esercito che stava a Forum Traiani (attualmente Fordongianus), al comando di un Dux. Nel frattempo, invece, nelle Barbagie si creò un effimero regno indipendente, con tradizioni religiose e laiche sardo-pagane, di cui Ospitione fu uno dei sovrani. Dopo il declino della dominazione bizantina nell’isola e la successiva formazione dei giudicati, Seui è appartenuto al marchesato di Quirra, quindi al ducato di Mandas. In seguito il paese è passato, insieme al resto della Sardegna, sotto la dominazione del regno d’Aragona (dal 1233 al 1479) e di quello spagnolo (dal 1479 al 1708). In questi lunghi secoli le uniche attività economiche erano l’agricoltura e l’allevamento del bestiame praticate con sistemi arcaici. Inoltre, non esisteva la moneta come strumento di scambio. Nel 1708, a causa della guerra di secessione spagnola, il governo del regno di Sardegna passò di fatto nelle mani degli austriaci e nel 1718, col trattato di Londra, venne ceduta ai duchi di Savoia, principi del Piemonte. La storia di Seui è legata in parte alla miniera carbonifera di San Sebastiano, dove tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, si estraeva l’antracite, utilizzata per la vicina ferrovia. Nel 1901 la Sardegna venne divisa in due sole provincie e così Seui fece parte della provincia di Cagliari. Nel 1927 passò alla provincia di Nuoro e nel maggio 2005, con la costituzione delle nuove provincie, venne incluso in quella dell’Ogliastra. Riguardo l’origine del toponimo ci sono pareri discordanti. Alcuni studiosi affermano che derivi da “Seuli”, poiché pare che il paese sia stato fondato da pastori seulesi. Un altro significato è “segum bubulum”, gente che segue i buoi. L’archeologo Spano Giovanni sostiene che il nome di Seui derivi dalla lingua fenicia col significato letterale di “solitudine”. Nel centro storico sono ancora presenti esempi di abitazioni in pietra scistosa con balconcini in ferro battuto e porte in legno intagliato, la cui lavorazione artigiana era abbastanza diffusa. Tra le varie costruzioni, le più caratteristiche sono il carcere spagnolo, attivo dal 1600 sino al 1975 come carcere mandamentale, la “Casa Farci” del 1800, aperta e inaugurata al pubblico nel luglio 2003, e la palazzina Liberty del 1905, in passato sede della società mineraria Monteponi, le quali fanno parte del percorso del Sistema Museale Seuese, e il palazzo municipale del 1877 che ospita la galleria civica. Gli oggetti esposti rappresentano una testimonianza tangibile degli usi e dei costumi delle tradizioni popolari, un legame intimo e profondo con un passato ricco di storia e di cultura. Altre costruzioni caratteristiche sono degli antichi sottopassaggi “Su porci”. Tradizioni Tra le usanze più importanti del paese vanno citate quella legata alla festa di San Giovanni Battista, che consisteva nella preparazione di ”su cardamponi”, un pranzo collettivo a base di carne arrosto preparato dai pastori del paese e di altri prodotti della campagna. Questa viene accompagnata da celebrazioni religiose, di buon auspicio per la nuova annata. Un’altra usanza è legata alle feste invernali di San Sebastiano, di Sant’Antonio Abate e di Sant’Efisio, e consisteva nell’allestimento di falò in varie piazze del paese. “Su Scravamentu” è, invece, una tradizione religiosa che prevede la deposizione del Cristo dalla croce e la processione per le vie del paese.


Territorio

Testi di Paolo Pillonca

Il territorio Seui sorge a un’altitudine di 820 metri sul mare e attualmente (autunno 2009) ha 1432 abitanti, meno della metà rispetto al 1960, quando il paese ne contava più di 3000, e perfino assai meno della popolazione rilevata da Vittorio Angius nel 1832, 1770 anime. Siamo di fronte a uno spopolamento graduale e finora irrefrenabile, iniziato dopo la chiusura della miniera di antracite, intorno al 1960. Appartiene alla nuova provincia di Ogliastra. Il suo territorio si estende per 14.820 ettari e confina a nord con Àrzana e Gàiro, a est con Ussàssai, Ulàssai e ancora Gàiro, a sud con Esterzili, a ovest di nuovo con Esterzili, Sàdali e Seùlo. La maggior parte di queste terre è soggetta al vincolo degli usi civici: il proprietario della terra non è il Comune, esclusivo amministratore del tutto, ma i cittadini residenti in parti uguali. In virtù di questo istituto secolare, il bene è inalienabile e non soggetto a usucapione. Si tratta in gran parte di terra calcarea ma non mancano scisti, graniti e basalti. Numerose le fontane nell’agro e all’interno dell’abitato. Le principali sorgenti calcaree sono Gersàdili – che alimenta l’acquedotto –, Nuleta che si riversa sul riu Macuta e S’Ìligi Ladu che sbocca nel riu Bacu de Piras. Tra le fonti scistose e granitiche, che danno acque leggere e limpide, da ricordare Funtana Manna, Scirinùlu e Bau de Lucheddu. Nel centro abitato le sorgenti più copiose sono Coli-Coli, Funtana de Scascia, Funtana de foras e Funtaniossu. I corsi d’acqua perenni sono a nord il Flumendosa, che delimita il confine con Arzana, a sud il Flumineddu; nella parte centrale confluiscono nel rio Cannas, le acque di San Cristoforo, di riu Ogliastu, Crocoladori e Bau Alìni. Numerosi i torrenti e i ruscelli. L’orografia del territorio segna la punta massima a settentrione, con Margiani Pubusa (1324 metri), appena sopra Montarbu (1294) e Andriotu (1232). A sud la cima dominante è Monti Lusei (1105 metri). La parte bassa, sempre a sud, registra le quote minime a Isca de ua (317 metri) e Flumineddu (230), nell’isola amministrativa di Orboredu, 800 ettari fra Esterzili ed Escalaplano. Rigogliosi di boschi i valloni e gli altipiani. La specie forestale d’elezione è il leccio, frequente la roverella, più rara la quercia da sughero. A Montarbu è presente il carpino. Estese le macchie di ginepro, fillirea, erica e corbezzolo. Attorno al paese è tuttora praticata la coltivazione del castagno, del nocciolo e del noce. Molti gli endemismi, nelle falesie del Tònneri. Diffusissime le erbe aromatiche: timo, elicriso, rosmarino e mentastro in misura maggiore. In netto calo è la coltivazione della vite, pure praticata su vasta scala fino a mezzo secolo fa.

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